Page 220 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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gate. E dopo qualche minuto aveva visto il patrigno in
manette, portato via. Con la camicia tutta piena di sangue.
Solo che non era il suo.
«Sono schizzato fuori dalla macchina, sono corso in casa.
Hanno provato a fermarmi, non sono riusciti a farlo. Sono
venuto da te. Respiravi ancora. Era bellissima, il viso pieno di
lividi. Era tuo, il sangue. Quel mostro mi aveva tradito. Men-
tre io fuggivo via, convinto che gli sarebbe bastato non
vedermi più, lui si era sfogato su di te. E aveva colpito con
ancora più rabbia del solito. Eri abbandonata a terra, stava ar-
rivando il dottore. Mi hai sorriso, ti ho stretto la mano, ma era
una manina fredda, gelata. Non era più la tua. Volevo chied-
erti perdono, ma tu già non sentivi più. Stavi morendo. Ed era
stata solo colpa mia…».
L’infermiera era rimasta di pietra. Non era più solo per la
fatica, per il caldo, per il peso dello scafandro.
Quel bambino aveva tentato in ogni modo di salvare la madre,
ma il patrigno l’aveva uccisa. E lui s l’era vista morire fra le
braccia, impotente, disperato.
«Quello che non sai – sussurrò, con l’ultimo fiato – è che si
fece avanti il mio vero padre. Mi riconobbe. Non si diede mai
pace, per non averti saputo proteggere. Non era vero, no, che
eri stata solo un passatempo. Mi disse del vostro amore. Mi
raccontò di quegli incontri di nascosto, di quella storia bellis-
sima, osteggiata dalla sua famiglia. Era molto giovane,
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