Page 216 - Il Decamerone Moderno Vol. II
P. 216

diventare reale…».
                Rudy sorrise. Lui l’aveva attraversata, la soglia fra la vita e la
                morte,  ed  era  tornato  indietro.  Non  gli  sembrava  poi  così

                strano. Non più. Fu, ancora una volta, un messaggio sul tele-
                fonino, a richiamarlo alla realtà. Era un altro vocale. Era, an-
                cora, sua moglie.

                «Volevo dirti che ti stiamo aspettando. E che… Non so come
                dirlo. Mi sono sbagliata, ecco. Ho sbagliato. Sono stata troppo
                dura.  Stare  chiusa  qui,  in  casa,  per  tutti  questi  giorni,  con  i
                bambini, senza poter uscire… È stata dura, sai. Credevo che
                saresti  morto.  Non  ho  dormito.  Non  so  quanto  ho  pianto.
                Avrei  dovuto  capire  il  tuo  sgomento,  per  quell’uomo,

                quell’anziano. Rodolfo, sì. È che … mi sono sentita gelosa.
                Gelosa, sì. Lui e il suo grande amore. Tutto perfetto. Mi sono
                sentita inadeguata. Per lei, per quella donna, il tempo non è
                mai passato. È rimasta perfetta.

                Io no. Per noi la vita scorre, lascia i suoi segni, le sue ferite.
                Non  siamo  delle  fotografie,  purtroppo.  Tutto  qui.  Ti  chiedo
                scusa,  vedi?  Non  farci  l’abitudine.  E  se  vuoi  riparlarne,  di
                Rodolfo, se vuoi che io ti aiuti a cercarlo, lo farò».

                Ascoltando quelle parole, era arrivato sotto casa. «Lei non è
                più la ragazzina di un tempo – pensò – ma io che cosa sono?

                Non si guarda mai alle proprie mancanze. Si guarda sempre a
                quelle degli altri». Sentiva già il profumo dei dolci, il brusio
                confuso  dei  bambini,  il  calore  di  quel  mondo  così  normale,


                                            216
   211   212   213   214   215   216   217   218   219   220   221