Page 214 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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il suo nome, sopra, non corro il rischio di sbagliare…».
Non c’era nessuno, a controllare.
Guardò attorno. Entrò. Si infilò all’interno dell’edicola. Prese
a leggere i nomi sulle urne, nello scaffale. «Rodolfo,
Rodolfo… Cavaliere, dove sei?». C’erano scatoline di colore
e formato diverso. Alcune decorate, perfino dorate. Altre sem-
plicissime. Lo sguardo gli cadde su qualcosa che assomigliava
ad un fagotto, scuro, sormontato da un fregio scuro.
Era un minuscolo cappello da alpino, con la sua bella penna
sopra. «Non posso crederci…», sussurrò.
Lo sollevò con delicatezza. Sotto, c’era la scatolina con il
nome ed il cognome dell’anziano scomparso.
«Guarda chi ti ho portato – bisbigliò – ti ho portato Teresina,
la tua Mimì…». Prese dalla tasca la bustina di stoffa, mise la
mano all’interno e trasalì. La fotografia si era sbriciolata. Non
era più che una polverina scura, irriconoscibile. La versò
all’interno della piccola urna. Sorprendentemente, era dello
stesso colore delle ceneri. In un istante, quel che restava
dell’immagine di carta era diventato tutt’uno con il resto,
come in una sorta di abbraccio.
Rimise il coperchio a cappello, ripose in tasca la bustina. E –
mentre usciva dall’edicola – rivide la piantina bonsai che era
sparita dalla sua camera. Era all’interno dell’edicola, in un
angolo, proprio accanto all’urna di Rodolfo. Illuminata dal
sole, sembrava risplendere di una luce nuova, completamente
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