Page 30 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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distanza, l’uno dall’altro. E quando i figli lo scoprivano, era
già tutto compiuto. In qualche caso, a causa della frenesia dei
ricoveri, finivano persi anche quei piccoli oggetti di valore
simbolico, che portavano sempre con sé. E i figli dovevano
andare a ritirali, dopo che le bare erano già stata chiuse e
portate via.
Quella sera, quando i bambini le chiesero di salutare il nonno
al telefono, come accadeva di solito, mentì. Disse loro che era
troppo stanco, che si era fatto tardi. Lo avrebbero salutato il
giorno dopo.
Il piccolo stavolta non la guardò nemmeno, mentre diceva
quelle parole. Guardò direttamente il fratello più grande. E
lui, con un immenso atto di coraggio, questa volta gli sorrise.
«Lo salutiamo domani», lo consolò.
Pensò che fosse la prima lezione del virus. Pur essendo solo
un ragazzino, il primogenito era stato costretto a crescere in
fretta. E siccome aveva capito la gravità del momento, aveva
scelto di proteggere il fratello minore, raccontandogli che
tutto sarebbe andato bene, anche se aveva capito che non era
così.
Quando chiuse gli occhi, quella notte, nel sonno non vide solo
la mamma, sul divano. C’era anche papà, con lei. Sfogliavano
gli album di fotografie, insieme, e la guardavano ritratta in
quelle immagini, con infinita tenerezza.
«Guarda come eri bella, appena nata». «Guarda che occhi
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