Page 128 - Lezioni di Mitologia;
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Gli uomini e gii animali urta e fracassa,
Che a tempo a lei non san voltar la schiena:
Tu solo, altero Nil, restavi in terra
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A veder la sua rabhia e la sua Q:uerra.
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Laddove giunta, prostrata sul lito,
Sol col volto e con gli occhi al ciel s'eresse,
E con un sospirar, con un muggito,
Che veramente parca che piangesse.
Parca che con Giunone e col marito
De' suoi strani accidenti si dolesse,
E che chiedesse il fin, come innocente,
Del suo doppio martu^ che prova e sente.
Giove con grato modo e caldo affetto.
Per ammorzare ogni rancore e sdegno.
Che rode alla gelosa moglie il petto,
Per l'acque giura del tartareo regno,
Che mai più non avrà di lei sospetto,
E tenga il giuramento Stigio in pegno:
E prega che placar ornai si voglia,
E torle quella rabbia e quella spoglia.
Udito il giuramento, allegra torna
Giunon, ed Io racquista il primo stato:
Si fan due bionde trecce ambe le corna;
Ogni altro pel da lei toglie commiato :
L'occhio suo come pria picciol ritorna,
Il volto è più che mai giocondo e grato;
E tornata che fu l'umana faccia,
I pie dinanzi suoi si fer due braccia.