Page 134 - Lezioni di Mitologia;
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               sta alleanza mi concedano ogni felicità gli Dei: se
               altrimenti opero e penso, salvi tutti gli altri in onta
               delle patrie leggi, perisca  io  nei  proprj  lari,  nei
               proprj  templi, nei proprj sepolcri, e vada in pezzi
               come questo sasso che cade dalla mia mano.       » —
               Queste cose il Megalopolitano. E Livio asserisce che
               così giuravano   i Cartaginesi, e  ci mostra Annibale
               che nella sinistra afferrando un agnello,    nella de-
               stra una pietra, chiama in testimonj delle sue pro-
               messe Giove e gii Dei spergiurati.
                  Di Giove Pistore fu l'ara nel CampidogHo, per-
               che ai Romani assediati     dai  Galli fama   era che
               avesse consigliato di gettare del pane negli accam-
               pamenti di Brenne    , onde togliergli la speranza di
               vincere  i Romani    col mezzo    della  fame. È opi-
               nione di alcuni, ma    ridicola,  che  la  statua  detta

               Marforio sia   il simulacro  di Giove Pistore.
                  Pistio dai Greci, Fidio, Santo e Sango dai Ro-
               mani, fu nominato Giove, e sopra un marmo dice
               averlo così veduto    scolpito  Lilio Giraldi  nella  fi-
                gura di due ingenui    fanciulli in mezzo  a due   fi-
                gure, una virile detta Onore   ,  1' altra muliebre su
                cui  si leggeva Verità: come simulacro, di Fidio in-
                scritto era sulla testa dei fanciulli.
                  Giove Pluvio ricorda Pausania    , Furnuto, ed    il
                                            i Pagani gli attribuirono
                commentatore di Pindaro :
                quel miracolo che fece il Redentore per le preghiere
                di una legione cristiana.  Gli  Ateniesi con questo
                nome l'adorarono nell' Inietto; ed Aquilicia,  ci  ac-
                cenna Tertulliano neVÌ Apologia, furono chiamate lo
                cerimonie  instituitegli  dalla superstizione  feconda
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