Page 139 - Lezioni di Mitologia;
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Stavano, e le tue mura erano i monti!
Nasceva il rivo ove è la Curia; il bevve
Di sudor generoso ancor fumante
Il destrier di battaglia. All'acque il piede
Tarpea volgeva: al delicato capo
Peso era l'urna, onde libava a Vesta,
Quando mirò nell'arenoso campo
Ambir l'onore della polve prima
Tazio, e sopra le varie armi dipinte
Le bionde chiome libere dall'elmo,
Spesso ondeggiando far velo alla faccia
Bella nell'ira ancor. Stupida. mira
L'armi diverse e la regal sembianza
Tarpea. — Già l'urna che appressava al fonte
Dall'immemore man le cade: il biondo
Crine desia, la luna incolpa, e tinge
Nel fiume i crini, e quante volte i gigli
Alle ninfe custodi offrendo disse:
Ah non offenda mai l'asta romana
Al mio Tazio il bel volto ; — e allor che il primo
Fumo scorgea sulla città levarsi,
Salia sul Campidoglio. Eran di sangue,
(Tanta è l'offesa degli irsuti pruni)
Tinte le bianche braccio, e dalla sua
Rocca piangendo, gli infelici amori,
Onta e furore del vicino Giove,
Così spiegava; fortunato foco.
Che del mio Tazio a me le schiere insegni!
belle agli occhi miei tende sabine!
Ahi, voglia il ciel che nuova preda ai vostri
Penati io venga, e del mio Tazio sia