Page 166 - Lezioni di Mitologia;
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Iva Giunone, e del marito i furti
Tutti volgea nella sdegnosa mente
Per far querela al gran padre dei numi.
Quando gli stanchi piedi innanzi ai nostri
Lari fermò, la vidi, e della via
La cagion le richiedo: ella m'espone
A un tempo il loco e del cammin la meta:
Le do conforto di soavi detti;
Ella risponde: Il mio dolor non chiede
Parole, ma vendetta: è padre Giove
Sprezzando l'uso de' materni ufficii
;
E' m' usurpa i miei dritti e va superbo
Di doppio nome. Ed io madre non sono
Senza il marito, né compensa i danni
E la vergogna prole unica e mia.
Oserò tutto, pur che resti il letto
Inviolato: non avrà la terra
Alla mia cura ignote erbe potenti.
Nò il mare immenso? ancor di Lete in riva
Io coglier voglio i ferruginei fiori.
Ornamento alle Furie. — Io dir pensava:
Già la voce correva: era nel volto
Scolpito il dubbio. Lo mirò la diva,
E disse: ninfa, in prò mio tu potresti
Non so che... Per tre volte io le volea
Darle promessa di soccorso, e tante
Morì sul labbro la parola. E Giove
Ed i fulmini suoi m'eran sugli occhi,
Quando Giuno soggiunse: Ah mi soccorri,
Ten prego, o Ninfa! noi saprà quel forte
Che paventi: e giurò l'acque di Stige,