Page 190 - Lezioni di Mitologia;
P. 190
178
L'anime spente, onde le vive adduce
Nell'imo abisso, e dà sonno e vigilia,
E vita e morte, aduna e sparge i venti
E trapassa le nubi, Era volando
Giunto là 've d'Atlante il capo e il fianco
Scorgea, delle cui spalle il Cielo è soma;
D'Atlante, la cui testa irta di pini,
Di nubi involta, a pioggia, a venti, a nembi
E sempre esposta, il cui mento , il cui dorso
E per nevi e per gel canuto e curvo
E da fiumi rigato. In questo monte.
Che fu padre di Maia, avo di lui,
Primamente fermossi: indi calando
Si gittò sopra l'onde, e lungi al lito
Di Libia se n'andò l'aure secando
In quella guisa che marino augello
D'un' altra ripa, a nuova pesca inteso.
Terra terra sen va tra rive e laghi
Umilmente volando »
Eneide, lib. iv, v. 237 e segg.
Di questa descrizione di Virgilio si giovò Gian-
Bologna nel simulacro del nume, al quale un vento
è sostegno mentre s accinge al volo, per cui dal cielo
fino agli abissi discende apportatore dei comandi
paterni.
Messaggiero e banditore dei numi Mercurio pure
fu detto, e per tanto ufficio attribuito gli fu il ca-
duceo, che come segno di pace scolpito si mira nelle
antiche monete. Intorno a questo simbolo molto fa-