Page 218 - Lezioni di Mitologia;
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Col palladio destrier timido inganno
Ei non tendeva alla Priamea reggia,
E ai Frigi immersi in lacrimata gioia,
Che avria, tremendo apertamente ai vinti,
I figli ascosi nel materno seno
Con le fiamme rapite al frigio rogo
Arsi, se Giove, che dei numi è padre.
Non donava ad Enea patria migliore,
Vinto dai preghi della Cipria dea
E dalla voce tua, padre del canto.
Eterna gloria della lira argiva.
Febo che lavi nel tuo Xanto i crini,
L'onor difendi della Daunia musa.
Imberbe Ageo. Tu gli animosi spirti
Mi desti, e la divina arte dei versi
Ed il nome di vate. voi, che siete
Fra le vergini prime, e voi di chiara
Stirpe fanciulli, alla gran dea tutela
Che l'error segue dei fugaci cervi,
Del Lesbio metro l'armonìa serbate.
Ed i numeri miei. Dite Latona,
E lei che adorna del fraterno lume
La notte, e sola soffre occhio mortale.
Alla messe propizia, e che degli anni
Mostra la fuga col crescente raggio.
Quindi sposi direte: un inno ai numi
Caro sciogliemmo nei festivi giorni,
E i modi ne dettò Fiacco poeta.
Orazio, Ode v, lib. iv.