Page 237 - Lezioni di Mitologia;
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la fronte, e circondato da uno strofio, o cordone,
ornamento proprio dei numi e de' re, sono così ele-
gantemente increspati e ravvolti, che danno idea
della sorprendente bellezza della chioma di Febo più
che gli epiteti di •/pvaoy.oiioz e di ajce^oo-c-xo/^v)?, cliioma
d'oro, e intonso, co* quali l'hanno espressa i poeti;
il solo Callimaco quando ha detto che stillavano
la panacea sembra essersi più avvicinato alla su-
blime idea dell'artefice. Lo sdegno che appena s'af-
faccia nelle narici insensibilmente enfiate, e nel lab-
bro di sotto alquanto esposto in fuori, non giunge
ad oscurare le luci, o a contrarre il sopracciglio
del dio del giorno. Il limgi-saettante si ravvisa nei
suoi sguardi, e la sua faretra appena agli omeri
sembra che, secondo la frase d'Omero, suoni sulle
spalle del dio sdegnato. Una eterna gioventù si dii-
fonde mollemente sul suo bellissimo corpo, così giu-
diziosamente misto di agilità, di vigore e di ele-
ganza, che vi si vede il più bello e il più attivo
degli Dei, senza la morbidezza di Bacco, e senza
le affaticate muscolature di Ercole, ancorché dei-
ficato. L'aurea sua clamide s'allaccia gentilmente
sull'omero destro, e i piedi sono ornati di bellissi-
mi calzari, forse di quel genere che i Greci chia-
mavano sandali, di sottili strisce. Il tronco stesso,
riservato per sostegno, non è restato insignificante,
ma vi è scolpito un serpe, o alludente alla vitto-
ria di Pitone, che allora non potrebbe esser 1' ar-
gomento del simulacro, o alla medicina, di cui
Apollo è il nume, e il simbolo la serpe.
» Questa incomparabile figura fu ritrovata a
KiccoLiNi. Lez. di Mit. ecc. 29