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di tutto il discorso. L'essere stato collocato piutto-
sto ad Anzo che a Roma non è da badarsi da chi
ò versato nella storia romana e degl'imperatori, e
sa a quanto giungesse il lusso dei Cesari e la non
curanza del pubblico di Roma per le arti del dise-
gno. E poi, una villa che onoravano tanto spesso
del loro soggiorno i signori del mondo allor cono-
sciuto, potea ben meritare l'ornamento dei capi d'o-
pera della scultura che si vedeano tal volta ornare
come l'Ercole di Mirone e il Giove di Prassitele,
i portici e i giardini privati. I difetti che voglionsi
riconoscere nell'Apollo sono la perfetta eguaglianza
dei piedi nella lunghezza, e la situazione della cla-
vicola non precisamente equidistante dagli omeri.
Questa terza difficoltà può incontrar più d'una ri-
sposta. E per lasciare la generale che nulla vi ha
di veramente perfetto, e che perciò si trovano de-
gli errori nei capi d'opera, non solo dell'arti del
disegno , ma delle lettere ancora e delle scienze,
e che ciò che distingue l'autore eccellente non è
tanto l'assenza dei difetti, quanto l'esistenza di certe
bellezze e di certi pregi, che non possono esser il
prodotto che di talenti non comuni: può dirsi an-
cora che è stato consiglio dell'artefice di allenta-
narsi in ciò dal rigido vero per servire alla desti-
nazione del simulacro , che, veduto nel sito dove
dovea collocarsi, avrebbe non solamente celate que-
ste scorrezioni, ma ne avrebbe ritratto qualche mag-
gior grado di bellezza e di effetto. Che se s'insi-
stesse ancora, e si opponesse, perchè di una statua
così eccellente non abbiano parlato gli antichi, non