Page 273 - Lezioni di Mitologia;
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           Gli animosi frenar, che dalle nari
           E dalla bocca spiran fiamma? appena
           Tolleran me, quando nel corso avvampo
           La ribelle cervice, e l'auree briglie
           Rimbalzan sopra gli arruffati   crini.
           Deh, figlio mio, non far ch'autore   il padre
           Ti sia d'un dono   sì funesto! ancora
           In tempo   sei,  li tuoi voti correggi.
           D'esser mio sangue vuoi tu certo pegno?
           Tel do temendo:    il mio timor fa prova
           Ch'io  ti son padre: deh! guardami in volto:
           Così nel cuore  il tuo guardo potesse.
           Figlio, sorprender le paterne cure.
           Mira del ricco mondo    i doni e scegli:
           Non soffrirai ripulsa;  il carro solo
           Non dimandar, ten prego: è pena      il dono,
           Non gloria.     stollo, a che forza mi fai
           Coi lusinghieri amplessi? avrai, non temi.
           Quello che brami: ch'io giurai di Stige
           L'inviolabil acque: ah tu più saggio
           Sii nei tuoi voti — Avea Febo compiti
                             !
           I suoi consigli: non  gli udì Fetonte,
           E la dimanda incalza:    il petto insano
           L'ardor possiede del paterno carro.
           Le concesse dimore invan frappose
           II genitore:  alfin conduce  il figlio
           Al cocchio, dono   di Vulcano: è l'asse
           D'oro, d'oro  il timone e delle rote
           Il giro estremo: son d'argento    i raggi.
           Di  crisoliti è sparso  il giogo: accrebbe
           Febo splendor delle disposte gemme
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