Page 271 - Lezioni di Mitologia;
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Stupisce all'alta novità del loco
Il giovinetto, ma le scorge il Sole
Con gli occhi omniveggenti, e dice : figlio,
Che vuoi? qual è del tuo venir la mente?
Egli risponde: Dell'immenso mondo
Pubblica luce, Febo padre, l'uso
Se a me concedi di cotanto nome,
Né vera colpa sotto iramagin falsa
Cela Climene, o genitore, un pegno
Dammi, onde io tolga dalla mente incerta
Quest'errore infelice, e in me ravvisi
—
Tua vera prole l'atterrito mondo.
Disse; e dal capo il genitor depose
I raggi tutti. Colla mano impone
Che gli si accosti, indi l'abbraccia e dice:
Degno tu sei d'essermi figlio, e vera
L'origin fu che t'additò la madre;
E perchè escluda i dubbi ogni mio dono
'Chiedi, e l'avrai. Stige n'attesto ignota
Ai lumi miei: — taceva appena il nume,
Che fé dimanda del paterno cocchio
Fetonte, e per un dì chiese il governo
Dei volanti corsier. Pentiasi il padre
D'aver giurato, e il luminoso capo
Tre volte scosse, e dagli eterni crini
Piovea la luce ; indi riprese : figlio,
Temeraria la mia voce divenne:
Io questo sol ti negherei, se fosse
II non darlo permesso: il ciel non vuole
Ch'io ti sconsigli. Ah tu. Fetonte, ignori
Quello che brami: è grande il dono, e vince