Page 605 - Lezioni di Mitologia;
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              Dell'alma ogni paura: onde io sul letto
              Mi levo alquanto, e con tremante mano
              Prendo   il pugnale  (e non t'ascondo   il vero)
              E ben tre volte io lo ripresi, ed egli
              Dalla man feminil tre volte cadde.
              Ma spinta pur dalle minaccie altere
              Del padre mio, lo scelerato ferro
              Di novo prendo, ed arditetta    il  feci
              Molto vicino all'innocente gola:
              Ma la pietà, ma la paura femmi
              Tenere  il colpo, e ritardar l'impresa.
              Né potette seguir mia casta mano
              Opra  sì brutta: onde io   coli' unghie  il volto
              E  il seno  offesi, e mi squarciai le chiome,
              E con sospiri, e con sommessa voce
              Dissi queste parole: Ahi trista amante,
              Ahi dolente Ipermestra, a che     ti spinge
              L'empio tuo padre? a che     ti sforza  il crudo
              Precetto e fero? ahimè! debb' io giammai

              Toglier la vita a chi mi brama vita ?
              A chi mi giace addormentato in grembo?
              Ma segui ardita    il desiderio ardente
              E la voglia paterna, onde egli sia
              Compagno agli    altri suoi malnati amanti.
              Io son pur, lassa me! vergine e donna
              Per gli anni umile, per natura pia
              Né son conformi al dispietato ferro
              Le mani inferme e     il feminil valore:
              Anzi mentre ch'ei giace ardisci,    e segui
              L'animose tue suore audaci e     forti,
               Ch'ornai creder  si può che d'esse ognuna
             NicconNi. Lez. di Mit.  ecc.                75
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