Page 603 - Lezioni di Mitologia;
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che Ipermestra , la quale salvò Linceo suo sposo.
Udirete in Ovidio, tradotto da Remigio, la pittura
di quella orribile notte , narrata al fuggito sposo
dalla stessa Ipermestra, e la vostra fantasia potrà
forse da questa descrizione ricavare il soggetto di
una pittura.
Già spargeva la notte il fosco e l'ombra
Sopra la terra, e s'ascondeva il giorno,
Quando noi felle e scelerate spose
Entrammo dentro al funerale albergo
Del gran Pelasgo, e nostro padre iniquo.
Ove il socero nostro, e nostro zio,
Non men nel cor che nella fronte allegro,
Per man ne prese, e ne baciò le guance,
Non sapend' ei che noi sue nuore acerbe
Avessim sotto a nostre gonne ascoso
L'ignudo ferro; e già lucean d'intorno
Le dorate lucerne, e il tristo incenso
Già si spargea dentro a' sacrati fuochi
Che del nefando e sanguinoso effetto
Quasi presaghi, a gran fatica al Cielo
Mandavan gli empi ed odiosi fumi,
E la turba gentil con liete voci
Chiamavano Imeneo : ed ei fuggiva
L'oscena stanza, e la consorte stessa
Del Tonator del Ciel lasciò quel giorno
Argo sua bella, e se n'andò da lunge
Per non veder le scelerate nozze.
Quand' ecco entrar nel doloroso albergo
I mal felici e mal graditi sposi
Ebri dal vin, che mal bevuto a mensa