Page 148 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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       138        LEZIONE NONA.
       Stato  il primo Arcade  che le comunicò  .il proprio nome. Ci- re-
       gnava. Ciprio quando il Peloponneso venne invaso' dai Dori, dai
       quali fu fisparmiata, sia perclm tt riputa^pro sotto la protezione,
       dell’oracolo di Delfo,  sia piuttosto pCTchè difesa valkiameotc
       dalle sue montagne. La rimase dunque  il- più antico e anche  il
       più inviolato rifugio della razza pelasgica. Suo ultimo re fu Ari-
       stocrate che  il popolo lapidò a motivo d’aver tradito i Messeni.
       Dopo quel  fatto, l’Arcadia  si sminuzzò  in  tanti  piccoli stati
       quante erano le sue città, fra le quali (ulte primeggiavano Tegea
       e Mantinea, vicine fra- loro , quasi uguali in forze, po.sta la pri-
       ma presso  il confine della Laconia^ e la seconda più presso Argo.
       (Quindi Tegea, repubblica aristocratica,  si truvò affatto chiusa
       all’ innovazioni popolari dopo che, in seguito di lunghe guerre
       con Sparta , ebbe a riconoscere la supremazia di questa. Al con-
       trario a Mantinea, che aveva  il favore degli Argivi, prevalse la
       costituzione democratica. Furono continuamente  gelose Funa
       dell’altra; e quando la gelosia scoppiava in contesa j, siccome le
       loro pianure eonligue erano attraversate da un capriccioso e
       dannoso corso d’ acqua che non avrebbe potuto essere regolato
       se non per un’ amichevole cooperaziono, d’ ambedue le città, era
       cura della più aggressiva di esse d’ inondar .con quello  il terri-
       torio della nemica.
          Nell’ Elide  ci  si  stabili  Ossilo  alla  testa  d’ una  trqppa
       d’Etoli, venuti nel Peloponneso in compagnia degli Eraclidi. Fu
       fondatore d’una dinastia, e fu uno dei suoi successori  Itilo che
       nel 776 rinnovò  i giochi  olimpici. Passò aneli’ èssa, non  si sa
       quando nè come, dalla monarchia alla repubblica, ma repub-
       blica rigorosamente aristocratica. Aveva un consiglio di secento
       cittadini, un .senato di novanta membri che a poco a poco furoti
       ridotti a un numero mollo minore, e un magistrato  di due e
       più tardi dieci ellanodici  che soprintendevano ai giochi.
          Nell’ Acaia ci andò, come già sappiamo, Tisamene alla te-
       sta degli Achei che s’eran voluti sottrarre  al giogo dei Dori, e
       ci si stabili cacciandone gl’ioni che l’abitavano. L’autorità re-
       gia passò da lui nei suoi discendenti, una dei quali, Gige, volle
       esercitarla dispoticamente. Allora fu deposto  ; e la democrazia fti
       stabilita nelle dodici città dell’ Acaia a\ enti ciascuna sette o otto
       borghi sotto di sé. Quelle città non erano riunite che da una co-
       stituzione federativa. Le non  s’ immischiarono mai negli affari
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