Page 291 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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ORIGINE DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO.  *281
       sostenevano d’aver diritto. Poi  i Megarosi, oltre ad altre. cose,
       si lamentavano d’essere siati esclusi, per un decreto di Pericle,
       da lutti  i porti del dominio ateniese e dai mercati dell’Attica,
       (ciò s’era fatto perchè  ìMegara dava  ricetto a tutti  gli schiavi
       fuggitivi degli Ateniesi). Da ultimo parlarono gl’inviati di Co-
       rinto. Rimproverarono  gli  Spartani d’ aver permesso che Atene
       si fortificasse, e d’averle lasciato bonariamente opprimere delle
       città che avrebbero dovuto difendere. Dissero che cosi e’ s’ eran
       resi colpevoli  al  pari e più degli oppressori medesimi;  perchè
       non  è  tanto colpevole  dell’ oppressione  l’ autore  della mede-
       sima, quanto chi, potendo imjiedirla, non l’impedisce. È no-
       tevole  il  ritratto che fecero degli Ateniesi, messi a confronto
       degli Spartani.  « Gli  Ateniesi sono  avidi  di novità, destri a
       » concepire,  pronti  a  effettuare  i loro  disegni:  voi non pen-
       y> sale che a conservare  il vostro, nè sapete venire a capo nem-
       » meno di ciò che vi è necessario. Loro hanno audacia superiore
       » alle proprie forze, intraprendono più di quello che  si eran
        » prefìssi, sono pieni di fiducia anche in mezzo ai disastri  : voi
       » operate meno di quel che potreste e di quel che vi siate pre-
       »  fissi y non vi fidate nemmeno dei consigli migliori, vi sgomen-
        » tate. nei pericoli come se non potesse mai  liberarvene. Loro
        » sono attivissimi, voi lenti  : loro randagi, voi casalinghi  ; giac-
        » chè  allontanandosi dalla patria, loro credono di guadagnar
        » sempre qualcosa di novo, voi invece temete di avere a scapi-
        » tare anche in quello che già possedete. Vincitori  , e’ s’avanzano
        » sempre più  ; vinti,  si scoraggiano  il meno  possibile. A prò
        » della patria non risparmiano punto  i loro corpi come se non
        » fossero loro propri  ; e l’animo loro, lo volgono lutto a benefi-
        » zio di lei. Lo imprese ideate è non effettuate e’ le reputano una
       .» perdita;  gli acquisti fatti, gli paiono un nulla in confronto di
        » quelli che speran di fare. So dunque in un’ impresa fàllisco-
        » no  , si consolano con altre speranze  : chè loro soli riuniscono
        » insieme speranza e possesso delle cose sperate, tanto l’opera
        » loro corrisponde  allo  loro intenzioni. Son queste  le occupa-
        » zioni di tutta intera la loro vita, non guardando a fatiche e
        » pericoli. Incuranti di quel che hanno, mirano sempre ad ac-
        » crescerlo. È per loro una festa  l’ accingersi a ciò che bisogna;
        » non c’ è per loro nessuna disgrazia peggio dell’ ozio. Chi di-
        » cesse insomma  eh’ e’ non soffrono di stare  in  riposo, nè che
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