Page 65 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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       CONDIZIONI emù E MORALI NEI TEMPI EROICI.  55
      I loro pasti, non lunghi nè delicati. Quando ne correva  il
    bisogno, e secondo quello, si scannava un montone, o un maia-
    le, o un bue, le di cui membra si mangiavano dopo averlo ar-
    rostite, ovvero lessate in grandi caldaie.  I banchetti dei Greci,
    popolo sovranamente poeta, venivano rallegrati dai cantori; De-
    niodoco
          Cui la Musa portava immenso amore,
    faceva lieti de’ suoi canti  i banchetti del re Alcinoo  ; il bon Fe-
    mio cantava a quelli degli amanti di Penelope. Appena dato al
    corpo il necessario alimento, passavano gli eroi a esercizi di for-
    za, alla danza, a gare di lotta o di corsa.  ‘
      La donna greca, nei tempi eroici, non solo non era con-
    dannata all’oscurità e alla solitudine delle donne orientali, ma
    pare anzi che godesse una più larga sfera d’azione di quella la-
    sciatale nei tempi storici.  Il padre però disponeva pienamente
    della mano della figliola  : ’ come pure era  il padre che pensava
    a scegliere al figliolo la sposa.’ La dote, ordinariamente, era pa-
      • a/Usea, I, Vili, XII, XIX; f/iade  IX.
      S S’è visto io  altra lezione che Pelnpe acconsentiva a maritare  la sua Ip-
    podamia soltanto  a chi  1* avrebbe vinto  nel corso. Si potrebbe citare degli altri
    esempi consimili oHerli dalle Tavulc  : ma bastino qui  i due seguenti che l’uno
    si legge nel libro VII e  l’ altro nell* ICI  dell* Odissea. Un  terzo  si vegga nella
    nota seguente.
           .... Oh piacesse a Giove, a Palla e a Febo
           Che,  qiial  ti scorgo, e d' on parer eoa meco
           Sposa Volessi a te far la mìa figlia
           Geoeru mio chiamarti, e la taa stadia
           Fermar tra noi!
                    Ella il feo
           Riecn di vaga e di lai degna prole,
           Di Neottire, di Cromio, e dell’eroe
           Periclioiènu; a poi di quella Pero
           Che maraviglia fa d’ugni mortale.
           Tatti  i Vicini  la chieilean: ma  il padre
           Sul euoeed«'ala a ehi le belle vacche
           Dalia l•aati apaziosa fnmle
           Che appo aè hiaooasl  il forte Iftole^
           Oli rìmenasse, non leggera im{»oea.
           Dai pascoli di Filaca.
      5 Achillei figliolo di Peleo, dice agli ambasciatori d’ Agamenuoae
           A me se salvo raddnrraami  i nomi
           Al patrio tetto , a me aoerrè lo slesio
           Peleo la Sposa.  //tede, IX.
           Gionsoro all’ ampia . ohe tra 1 moati gìMo,
           Nubile Sparta  , e le regali case
           Del glorìiiso Menelso tnivaro.
           Questi del figUu e della figlia insieme
           Festeggiava qael di le doppie notse
                              Di pi; ^ ed by Google
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