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fare un bel viaggio nel tempo con la memo-
ria. Ricordo la prima o seconda installazio-
ne che ho fatto fuori a Molineddu. Avevo
inserito in una roccia franata un dipinto ton-
do, il tutto incorniciato con un cerchio di
metallo di quelli delle botti e un secondo
cerchio che dominava sopra la roccia e cre-
ava un tutt’uno con essa. Francesca: Com’è
nata l’idea di rendere Molineddu una vetri-
na naturale d’arte? Piermario: Ricordo na-
turalmente l’accordo con Bruno Pretretto,
essendo lui il padrone della campagna, però
a livello artistico curava il tutto Carmelo
Meazza. Nacque l’idea di creare in questo
spazio un movimento artistico di spettacoli,
poesia e teatro. Per l’epoca fummo dei pre-
cursori e oggi è un’installazione che possia-
mo definire permanente perché sono oltre
vent’anni che si fa. Qualità che troviamo sia
a livello artistico che per la campagna cura-
ta da Bruno, eccezionale. Francesca: Parte-
ciperai anche quest’anno e, nel caso, hai
qualche anticipazione per noi? Piermario:
Se non ci saranno problemi sicuramente
parteciperò e vorrei continuare ciò che ho
Francesca Iurato
iniziato l’anno scorso. A livello di installazione, l’anno scorso ho proposto un’opera dal titolo “La natu-
ra e il tempo”. Per me e per chi la conosce il significato è molto importante. Sta a significare che il tem-
po passa e distrugge la natura. Nell’opera, oltre a rappresentare il tempo con un pendolo, avevo messo
sottovuoto, in una busta, vegetazione e fogliame per rappresentare la conservazione che solo l’uomo può
salvare al suo destino. Quest’anno vorrei realizzare una pala d’altare dalle dimensioni enormi che però
sia costituita da un agglomerato, da un riciclaggio di pezzi di ferraglia rugginosa e quant’altro. Davanti
a questa pala ci sarà sempre il pendolo che scandisce il tempo e la ferraglia rappresenterà ciò che succe-
de col passare del tempo: le cose invecchiano e si distruggono. Per realizzarla, a giorni coinvolgerò due
cari amici che fanno parte del gruppo di artisti partecipanti. Loro sono Oscar Solinas e Cristian Lubinu,
ai quali chiederò una mano per eseguire il lavoro, in modo che quest’opera venga realizzata a sei mani.
Il titolo sarà sempre “La natura e il tempo”, un percorso che ho aperto e che voglio che si evolva. Fran-
cesca: Pensi che la collaborazione tra artisti possa essere il futuro dell’arte? Piermario: Potrebbe essere,
anche se è difficile perché ognuno ha le proprie idee e tende a glorificare la propria opera. Però nelle
installazioni è importante collaborare; almeno io ho sempre tentato di intraprendere questa strada. L’an-
tropologia è un viaggio e come tale considero il mio percorso. Molineddu compie un’azione difensiva e,
così facendo, tende a far emergere i propri tratti distintivi come marchio d’identità singolare nel suo
genere. Quest’esperienza è stata una scoperta e una riscoperta di valori e principi, è stato un lavoro tota-
lizzante che ha coinvolto più persone attualmente viventi. Interessa e tocca più campi del sapere, quello
antropologico e quello artistico, in un continuo aggiornamento e dinamicità, si fonda sulla ricerca perso-
nalmente vissuta a più fasi e periodi su un artista unico nella sua particolarità che ha creato un evento
culturale mobilitante e fa da collante alle più disparate arti, visive e non. C’è ancora molto da approfon-
dire su Bruno che, come un fiume in piena, manifesta la propria forza nei sorrisi delle persone dinnanzi
alla spettacolare natura di Molineddu. Ciò che porterò per sempre dentro di me grazie a questo progetto?
Indubbiamente un legame speciale con una persona speciale; le sensazioni inequivocabili che provo per
Molineddu, posto incantato e magico della mia Terra; la mia prima esperienza di ricerca sul campo con
la speranza che sia la prima di una lunga serie.
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