Page 32 - Bollettino I Semestre 2019
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Corte  ha  inoltre  dichiarato  che  le  autorità  nazionali  non  avevano  assunto  tutte  le  misure
            necessarie volte a garantire un'efficace protezione del diritto dei ricorrenti al rispetto della loro
            vita privata. Infine, la Corte ha ritenuto che questi ricorrenti non avessero avuto a disposizione

            un rimedio effettivo, consentendo loro di presentare presso le autorità nazionali le loro denunce
            in merito al fatto che fosse impossibile ottenere misure per garantire la decontaminazione delle
            aree pertinenti.


            Ai sensi dell'articolo 46 (forza vincolante ed esecuzione delle sentenze), la Corte ha ribadito che
            spetta al Comitato dei Ministri indicare al Governo italiano le misure che dovranno essere assunte
            per garantire l’esecuzione della sentenza della Corte EDU, pur specificando che gli interventi di

            bonifica della fabbrica e delle aree colpite dall'inquinamento ambientale si presentano essenziali
            e  urgenti,  e  che  il  piano  ambientale  approvato  dalle  autorità  nazionali,  che  ha  stabilito  le
            necessarie  misure  ed  azioni  per  garantire  la  protezione  dell'ambiente  e  della  salute  della

            popolazione, deve essere implementato il più rapidamente possibile.

            1. Il caso

            Il caso, deciso il 24 gennaio u.s., traeva origine da due ricorsi (n. 54414/13 e 54264/15) contro

            l’Italia,  presentato  alla  Corte  europea  dei  diritti  dell’uomo,  ai  sensi  dell'articolo  34  della
            Convenzione  e.d.u.,  da  180  ricorrenti  (52  per  il  ricorso  n.  54414/13;  128  per  il  ricorso  n.
            54264/15) che vivono attualmente o hanno vissuto in passato nel comune di Taranto o nelle

            zone limitrofe. L'impianto di Taranto dell’Ilva è il più grande complesso di acciaierie industriali in
            Europa.  Copre  un'area  di  1.500  ettari  e  conta  circa  11.000  dipendenti.  Sull'impatto  delle
            emissioni dell’impianto sull'ambiente e sulla salute della popolazione locale sono stati diffusi nel
            corso degli anni diversi rapporti scientifici allarmanti. Il 30 novembre 1990 il Consiglio dei ministri

            ha individuato i comuni "ad alto rischio ambientale" (tra cui Taranto) e ha chiesto al Ministero
            dell'Ambiente di elaborare un piano di decontaminazione per bonificare le aree interessate. Dalla
            fine del 2012 in poi, il Governo ha adottato una serie di interventi normativi, tra cui i cosiddetti

            Decreti "Salva-Ilva" relativi all'attività della società Ilva di Taranto. In conformità al decreto del
            Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  del  29  settembre  2017,  il  termine  per  l'attuazione  delle
            misure previste dal piano di risanamento ambientale è stato prorogato all'agosto 2023. In tale
            contesto, con un ricorso volto all’annullamento e alla sospensione dell'esecuzione di tale decreto,

            la  regione  Puglia  e  il  comune  di  Taranto  avevano  adito  il  tribunale  amministrativo  regionale
            dolendosi  delle  conseguenze  sull'ambiente  e  sulla  salute  pubblica  dell'ulteriore  proroga  del
            termine  per  l'attuazione  delle  misure  ambientali,  prospettando  altresì  una  questione  di

            costituzionalità sul punto. I relativi processi amministrativi sono ancora pendenti. Una nutrita
            serie di procedimenti penali, nel frattempo, sono stati avviati contro il board della società Ilva a
            causa dei gravi problemi ecologici, dei danni, dell'avvelenamento delle sostanze alimentari, della
            mancata prevenzione degli incidenti sul posto di lavoro, del degrado della proprietà pubblica,



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