Page 496 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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48C LEZIONE TRENTESIMA.
terre nella Tracia, se ci volessero andare. Più di 22,000 di que-
gl’ infelici accettarono ed emigrarono dalla loro patria.
Quanto agli oratori che dovevano esser preda del vincitore,
e’s’eran tutti sbandati in diverse parli. Antipatro dunque man-
dò attorno per farli prendere alcuni soldati , capo dei quali era
un certo Anhia, originario di Turio, ex commediante di profes-
sione. E’ trovò a Egina nascosti nel tempio d’ Aiace, Aristonico^
Imerco fratello di Demetrio Falereo, e Iperide. Gli levò dal
tempio e gli spedi ad Antipatro, da cui furono subito fatti mo-
rire. Si dice che a Iperide, prima di metterlo a morte, gli fosse
tagliata la lingua. Demostene s’era rifugiato a Calauria nel tem-
pio di Nettuno. Appena saputo ciò, Archia si condusse in quel-
r isola ; e presentatosi all’ oratore , cercò di persuaderlo dolce-
mente ad andar da Antipatro insieme con lui, assicurandolo
che non n’avrebbe soflerlo nessun male. « Archia, s gli disse
r altro, « non sei riuscito mai a persuadermi quando facevi l’at-
» toro; pensa se è possibile che tu mi persuada oggi con queste
» promesse. » Allora Archia cominciò a minacciarlo- sdegnosa-
mente; « Ora si, » riprese Demostene, « che parli come se tu
» fossi sul tripode macedone! Fin a ora non parlavi che come
j> attore comico. Ma aspetta un poco , che io possa scriver qual-
» cosa ai miei di casa. » Detto cosi, si ritirò nell’ interno del
tempio; e presa una tavoletta, come per scrivere, si messe in
bocca lo stilo e lo tenne qualche tempo fra i denti; cosi era
solito di fare quando meditava e scriveva. Poi si copri tutto col
suo mantello e piegò la testa. I soldati che erano alla- porta del
tempio, si fanno beffe di lui e lo chiamano debole e vile. Archia
gli s’ accosta, l’esorta ad alzarsi, e ripetendogli gli stessi di-
scorsi, gli promette di riconciliarlo con Antipatro. Demostene,
sentendo che il veleno gli s’ andava insinuando per le vene e
già ne cominciava l’effetto, si scopre; e fissando lo sguardo in
Archia: « Tu puoi ora, » gli dice, « far la parte di Creonte,
» come nella tragedia, e far gettare ai cani questo mio corpo
senza gli onori della sepoltura. 0 amico Nettunol io esco an-
» cora vivo dal tuo tempio ma e’ non è stato meno perciò pro-
:
« fanato da Antipatro e dai Macedoni. » Dopo che ebbe detto
cosi, sentendosi già tremante e barcollante, chie.se che lo soste-
nessero ; e mentre camminava, cadde dinanzi all’altare, e man-
dando un profondo sospiro mori.... Era il 16 del mese pianep-
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