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Dunque, sempre secondo le conoscenze dei sacerdoti del tempo, l'Egitto aveva visto
regnare circa 330 faraoni. Calcolando una media di 30 anni per regno si ottiene un
totale di 9.900 anni. Tutto questo a partire dall'epoca in cui scrive Erodoto, quindi
l'orologio del primo re umano delle terre nere (antico nome per l'Egitto) ci porta
indietro al 10.300 a.c., sempre con un calcolo molto approssimativo. Ma se
proseguiamo con la lettura scopriamo che lo stesso Erodoto ci da una data ancora più
precisa, grazie ad un ulteriore informazione egiziana:
“Essi mi hanno spiegato che dall'epoca del primo re fino a questo sacerdote di Efesto,
ultimo regnante, si erano avvicendate 341 generazioni umane e che in tale lungo arco
di tempo altrettanti erano stati i sommi sacerdoti e i re. Ora, siccome tre generazioni
compongono un secolo, 300 corrispondono a 10.000 anni; le 41 restanti (oltre le 300),
corrispondono a 1340 anni; ebbene in 11.340 anni, - affermavano - mai nessun dio si
mostrò in figura di uomo; e nulla di simile era mai accaduto prima né accadde dopo,
fra gli altri che divennero re dell'Egitto. Inoltre dicevano che in questo lungo periodo
il sole si era per quattro volte allontanato dal suo corso abituale: due volte sorse là
dove di solito tramonta e due volte tramontò là dove di solito sorge. In questo periodo
l'Egitto non ebbe a patire alterazioni di sorta, né per i prodotti agricoli né per i
fenomeni connessi al fiume, né per quanto riguarda malattie o decessi. ”
Dunque apprendiamo sempre dall’opera di Erodoto che fin quando gli dei vissero
sulla terra essa passò un epoca d'oro, niente malattie, carestie e o povertà. Poi
attorno a 12.000 anni fa queste divinità spariscono. Si conclude in quella data infatti
l'ultimo regno con sovrano divino, Horus figlio di Osiride ed Iside, ed inizia il tempo
dei sovrani umani, con conseguenti decadenza, separazione del regno, guerre, povertà
e carestie.
Per capire cosa accadde dodicimila anni fa di così catastrofico da mettere fine all’Età
dell’Oro dobbiamo ricorrere alla geologia che colloca in quel periodo la fine del
periodo glaciale di Wurm con il conseguente scioglimento dei ghiacci e il conseguente
innalzamento del livello del mare in grado di cancellare kilometri e kilometri quadrati
di linea costiera ridisegnando repentinamente la geografia di oceani e continenti e
spazzando via la civiltà mista divino-umana antidiluviana ricordata nei miti
occidentali con il nome di Atlantide. Il sogno degli dei di realizzare un mondo perfetto
dove l’Uomo loro creatura fosse in grado di governare le forze e le energie
dell’universo in armonia con la natura si infrange contro questo disastro (o serie di
disastri) di dimensioni globali in grado di resettare del tutto il livello tecnologico
raggiunto fino a quel momento.
Ovviamente non stiamo parlando di divinità come siamo abituati a pensare quali
esseri trascendenti, metafisici e onnipotenti, ma esseri in carne ed ossa, materiali, fatti
come noi di corpo, anima e spirito e come noi caratterizzati da vizi e virtù. Sono i
protagonisti dei miti e delle leggende: gli eroi greci, i semi-dei egizi, gli Elohim
biblici, gli Anunnaki sumeri.
Sono i capostipiti degli “attori” che da millenni si contendono il potere sul mondo:
Enki (il serpente), Enlil (l’aquila). Una storia che iniziò subito dopo il Diluvio, ovvero
la fine della glaciazione di Wurm, quando gli Anunnaki, riuniti in assemblea decisero
cosa fare dell’Umanità dopo la sopravvivenza inaspettata di alcuni dei suoi esponenti,
graziati dall’amore Enkilita per essi.
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