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Gli antichi sciamani descrissero così la nascita dell’universo, attraverso l’azione di
una essenza plasmatica che, dopo essersi concentrata su se stessa, si era liberata
violentemente, come un urlo umano, producendo un flusso ondulatorio a tutto campo
che espandendosi, intersecandosi con altri vortici e anche nella sua frammentazione,
creava le basi della materia.
Seguendo la logica espressa dalla simbologia del respiro umano, gli antichi druidi
nella loro cosmologia ritennero quindi che l’universo era costituito da una
vibrazione cosmica nata da un Suono primordiale, generato da una Causa Prima. Un
ente posto al di là della possibile immaginazione umana, che rappresentava un
Mistero esaustivo a se stesso, immanente a tutto l’esistente.
L’intero universo e ogni forma di vita non erano altro che l’effetto del Suono
primordiale che si esprimeva nella sua vibrazione cosmica. Il Suono primordiale
manteneva il timbro musicale nella sua vibrazione, inafferrabile rispetto alla
capacità percettiva ordinaria dell’individuo, ma in grado di edificare i mondi e
l’uomo stesso.
Il Suono primordiale aveva dato vita a tutto quanto esisteva a mezzo di una
vibrazione che si era estesa nell’infinito, come una corda vibrante crea le note e le
melodie e le espande nello spazio sino ad essere rilevate dagli individui che le
ascoltano. Una vibrazione cosmica globale divenuta percepibile dall’individuo come
le note di una melodia, attraverso le forme che essa aveva creato, dall’immensità dei
fenomeni della Natura sino allo stesso individuo.
Secondo l’antico sciamanesimo druidico, parte del Baktà nella sua manifestazione
vibratoria aveva preso forma nella materia e nell’uomo, dando vita alle leggi e al
cronotopo dello spazio-tempo. Tuttavia la matrice fondamentale che costituiva
l’essenza del campo energetico del Baktà continuava a esistere e costituiva la base
vibrazionale dell’universo.
Secondo questa concezione cosmologica tutto risultava esistente nella vibrazione
primordiale. Non esisteva differenza tra l’individuo e il resto di quanto esisteva in
natura. Tutto era legato a questa stessa matrice vibrazionale e quindi rispettivamente
comunicante nello stesso stato fenomenico. Non esisteva neppure la distinzione di
passato, presente e futuro, ma solo un eterno presente accessibile allo stato di
coscienza superiore dell’Io che riusciva ad uscire dalla soggettività proposta dai
suoi sensi. Tutto si rivelava come una identica cosa che aveva avuto origine dal
Suono primordiale, esistente sulla base del perdurare della sua vibrazione nel
cosmo.
E qui possiamo prendere in considerazione le moderne teorie della fisica quantistica
che sembrano supportare la concezione cosmologica dell’antico sciamanesimo
druidico.
Esse propongono infatti l’esistenza del fenomeno dell’entanglement che prevede che
tutto l’universo non sia altro che un “campo quantico” dove tutti i fenomeni
coesistono istantaneamente e sono correlati, in maniera altrettanto istantanea, tra di
loro. Non ci sarebbe alcuno scambio di informazioni tra gli oggetti, ma sussisterebbe
l’informazione per se stessa, totale e immediata.
è un classico la prova eseguita su una coppia di fotoni che, dopo essere stati lanciati
ciascuno in direzione opposta dell’altro, mostravano egualmente, sebbene a distanza,
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