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La leggenda vuole che Thot abbia donato  agli  antichi egizi anche la  musica alla
                quale verrà attribuito un ruolo molto importante sia nei riti che nella definizione
                cosmologica dell’universo.
                Gli egizi si riferivano infatti al Suono rappresentato dal grido cosmico che il dio Thot
                aveva scagliato nel nulla all’inizio dei tempi per dare origine al tutto. A seguito del
                suo grido, o della sua risata articolata su sette note musicali crescenti, sarebbero
                nate varie realtà divinizzate come la Terra, il destino, il giorno, la notte e così via.
                Come ultima citazione, fa eco alle narrazioni dei precedenti miti quanto viene detto
                dalla  Bibbia nel  Libro della  Genesi nel momento in cui Dio crea l’universo
                attraverso il potere del suo “verbo”.
















                Il fenomeno ondulatorio può essere applicato  ai vari fenomeni dell’universo e
                all’esperienza  umana. La lunghezza dell’onda, ovvero la  distanza tra le creste,
                caratterizza genericamente i vari elementi della materia esistente nell’universo: dalle
                onde radio, alla finestra dei colori visibili dall’occhio umano, sino alle radiazioni più
                nocive. Più la lunghezza dell’onda è ridotta,  maggiore è la sua penetrabilità nei
                corpi e nella materia. Si stima che all’estrema vibrazione ondulatoria l’onda possa
                comportarsi come una particella subatomica. Una stringa vibrante per l’appunto.
                Infatti la  citazione  biblica  dice esplicitamente: “Disse Dio, si faccia la luce”.
                Nuovamente il Suono è rappresentato come facoltà creativa. La Parola  di Dio
                diviene sostanza, la “vibrazione divina” crea la vita sulla Terra esattamente come
                narrano i miti delle altre culture.
                Concetto creativo che viene ripreso dall’evangelista Giovanni che inizia la sua opera
                dicendo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.
                La moderna fisica sembra avallare ancora una volta le conclusioni a cui era giunto
                l’antico  sciamanesimo  druidico. Nel  lavoro  attuato  dai  fisici  per  definire
                l’architettura dell’universo è stata sviluppata infatti la cosiddetta  “teoria delle
                stringhe”.  Una  nuovissima concezione della materia, che unifica la meccanica
                quantistica e la teoria della  relatività e che va  a supportare la cosmologia
                vibrazionale degli antichi druidi.
                Secondo il paradigma del “Modello standard”, adottato in larga parte dai fisici per
                descrivere  l’architettura dell’universo, la  materia è  composta  da varie particelle
                interpretate come corpuscoli puntiformi indivisibili, come ad esempio i “quark” che
                si combinano in vari modi giungendo a formare protoni, neutroni e l’ampia gamma
                di particelle e di molecole che costituiscono l’universo.
                La moderna teoria delle stringhe non nega il ruolo essenziale di queste particelle, ma
                ritiene che esse non siano puntiformi, ma risultino costituite da un sottile filamento di



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