Page 165 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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commenteranno con una battuta di spirito
« Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba, alle
genti si addìti e molto si ammiri, opulenta d'invidiati beni e
ricca di nobili spiriti. »
Giovanni Maria Cecchi, a sua volta, definisce i siciliani:
« Ardenti amici e pessimi inimici, subbietti ad odiarsi, invidi-
osi e di lingua velenosa, di intelletto secco, atti ad apprendere
con facilità, e in ciascuna operazione usano astuzia. »
Andrea Camilleri nel romanzo Il ladro di merendine scrive:
« Montalbano si commosse. Quella era l'amicizia siciliana, la
vera, che si basa sul non detto, sull'intuìto: uno a un amico
non ha bisogno di domandare, è l'altro che autonomamente
capisce e agisce di consequenza. »
Il chierico di origine francese Pierre de Blois, arcidiacono
di Londra e uno dei più noti umanisti del XI secolo, in una
lettera indirizzata all'arcivescovo di Messina l'inglese Richard
Palmer affermava:
« La Sicilia [...] è sgradevole per la cattiveria dei suoi abitanti
al punto che a me sembra odiosa e quasi inabitabile. [...] come
pure le frequenti velenose calunnie, il cui immenso potere
pone la nostra gente, per la sua disarmata semplicità, in co-
stante pericolo. Chi, io mi chiedo può vivere in un luogo dove
a parte ogni altra afflizione, le montagne stesse vomitano in
continuazione fiamme infernali e fetido zolfo? Perché qui cer-
tamente, si trova l'ingresso dell'inferno ... dove gli uomini
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