Page 30 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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Trecento (Nicolò Speciale) come un'immagine di forza e fer-
tilità naturali.
Tuttavia diversa poteva essere l'immagine dell'area centrale
fra il Platani e il Salso, che digrada a meridione per una serie
di colline e di terreni gessosi e zolfiferi, biancastri nelle estati
assolate e aride, verdi del grano invernale o disalberati e gialli
delle stoppie estive.
A metà del Cinquecento l'isola mostrava a un osservatore at-
tento la maggiore altitudine e le estese montagne, le grandi
selve e i forti boschi del Val Démone, abbondante di olio ma
povero di frumento; le campagne sassose ma fertili del Val di
Noto, ricco di greggi e di bestiame, di grano e di vino; la ric-
chezza di greggi e di armenti del Val di Mazara, fertilissimo
di grano, di vino, di olio.
Inoltre, v'è da notare la distanza, segnata proprio nell'età
sveva, fra la condizione demografica della parte orientale, più
densamente popolata, dotata di più numerosi e frequenti
insediamenti e villaggi rurali (i "casali"), in confronto alla
parte occidentale, nella quale invece aumentava la concentra-
zione abitativa nelle cosiddette "terre" abitate, sparse e dis-
tanti nelle nude e assolate campagne cerealicole.
Tale differenza, destinata ad accentuarsi con il calo demo-
grafico, e pertanto del lavoro e dell'economia agraria, segnava
lo stacco fra la visione tutta positiva degli scrittori musulmani
dell'età normanna, esaltatori di una prosperità che intendevano
attribuire ai propri avi, e la condizione generale di insuffi-
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