Page 31 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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cienza e diseguale di-stribuzione del lavoro e della produzione
          nella regione agraria.
          A  metà  Cinquecento,  quando  la  Sicilia  era  uno  dei  domìni

          dell'Impero  spagnolo  di  Carlo  V,  lo  storico  siciliano  Tom-
          maso Fazello dedicava la prima parte della sua storia (il De
          rebus Siculis decades) alla geografia storica dell'isola. La sua
          descrizione  conferma  molti  degli  aspetti  rilevabili  per  l'età
          sveva,  e  osserva  pure  alcuni  successivi  elementi  meno  fa-
          vorevoli del paesaggio agrario e del lavoro, anche in rapporto

          alle possibilità di sfruttamento dei territori. Il Vallo di Mazara,
          notava  preliminarmente,  era  "fertilissimo  nel  produrre  fru-
          mento e altre sorte di biade, e vino e olio e miele ottimo, ab-
          bondantissimo  di  pecore,  di  buoi,  di  armenti  di  grosso  bes-
          tiame"; il Val di Noto ha "monti molto più piccoli che gli altri
          di Sicilia, le campagne piene di sassi; ma con tutto ciò assai
          fertili  e  grasse,  molto  erbose,  onde  i  greggi  e  gli  armenti

          hanno che pascere abbondantemente.
          È molto copioso di grano, di vino, di miele e di bestiame"; il

          Val  Démone  "è  pieno  di  altissimi  monti,  di  balze,  di  colli,
          continuati e procedenti l'un dopo l'altro, di grandissime selve e
          di fortissimi boschi, ed è di sito più alto e più elevato degli
          altri  [Valli],  Per  cui  avviene  che  è  povero  di  frumento  e  di
          ogni  altro  genere  di  biade,  ma  molto  abbondante
          d'olio" (Tommaso Fazello, 1560, deca I, X, 1, 2, 3).

           E con monti altissimi e boschi fortissimi, i Nebrodi avevano
          una  ricca  fauna  costituita  pure  di  voraci  animali.  Proprio



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