Page 33 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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Dall'età normanna e dalla fondazione o rifondazione dei
vescovati il titolo di civitasera riservato nell'isola, come nella
penisola, alle città dotate di vescovato. Erano tutte collegate
dall'antico tracciato delle viae regiae o publicae. "Terre" abi-
tate erano detti i centri urbani, molti dei quali murati come le
città ed egualmente dotati di giurisdizione sugli insediamenti
dipendenti, sui casali rurali (i rahal dei musulmani), situati nel
territorio di cui ogni "terra" era dotata.
V'erano casali di poche famiglie contadine; ma anche altri che
costituivano il centro delle attività di veri e propri distretti
agrari.
Alcuni casali della Chiesa di Monreale (Corleone, Giato, Ca-
latrasi, Battilaro) erano indicati come municipia per rilevarne
l'importante posizione economico-amministrativa territoriale.
Tuttavia non dovevano costituire una realtà singolare se già
l'ignoto cronista della fine del sec. XII, il cosiddetto Falcando,
aveva voluto distinguere fra quegli insediamenti rurali le
"villae optimae quae Siculi casalia vocant" (La Historia, 1897,
p. 112).
Fra i primi e più gravi effetti degli sconvolgimenti registrati
dall'ultimo decennio del 1100 si segnalavano i guasti nelle
campagne, impoverite di uomini, innanzitutto per l'abbandono
di molti degli antichi villaggi rurali (i "casali") in cui si con-
centrava il mondo rurale e la forza di lavoro costituita dai co-
siddetti "villani", gli uomini asserviti alla terra dai normanni
conquistatori, i quali li donavano insieme alle terre alle chiese
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