Page 38 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
P. 38
musulmana in Sicilia poté considerarsi sostanzialmente can-
cellata dopo tante perdite e dopo i confinamenti in Puglia.
La lotta ai ribelli musulmani doveva dirigersi anche contro
quanti "latini", insofferenti dei disagi che pativano, si erano
uniti da tempo ai musulmani insieme ai quali si affacciavano
minacciosi nei centri abitati dai primi del secolo e poi più nu-
merosi scorazzavano per le campagne.
Nel 1220 si lamentavano i crimini commessi da musulmani e
cristiani nelle campagne dell'arcivescovato di Monreale
(Historia diplomatica, I, p. 800).
La paura delle aggressioni dei musulmani e dei cristiani bloc-
cava il lavoro dei contadini nelle terre della Chiesa di Agri-
gento, ove "gli uomini della contrada non osavano uscire dalle
'terre' nelle quali abitavano per andare nei campi o nelle vi-
gne, per paura dei saraceni e anche dei cristiani, né il vescovo
di Agrigento o i suoi procuratori osavano andare per la dio-
cesi" (Collura, 1961, p. 165). Di fatto, più difficile risultava la
situazione nell'area occidentale della regione.
L'isola rimaneva terra aperta a quanti volessero trasferirsi,
fossero segnalati esuli politici che passavano al servizio di
Federico attendendo possibili rivincite in patria, o uomini alla
ricerca di una migliore condizione di vita. Alla fine degli anni
Trenta giunsero dalla penisola gli esuli che, "propter bellorum
discrimina et oppressionem importunitatis quibus multipliciter
gravabantur", abbandonavano i luoghi d'origine.
Federico offrì loro di stanziarsi sulla costa tirrenica presso
38