Page 40 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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probabilmente da Gerba, e che sistemò a Palermo e in altri
centri dell'isola (pare anche a Monte S. Giuliano, l'antica
Erice).
Federico voleva che i nuovi immigrati impiantassero nell'isola
la coltivazione dell'henné e dell'indaco, necessari per la tintura
delle stoffe ("alchanam et indacum et alia diversa semina que
crescunt in Garbo nec sunt in partibus Sicilie adhuc visa
crescere"; Historia diplomatica, V, p. 571). Di fatto nell'isola
gli ebrei rappresentavano un elemento costitutivo del lavoro,
in particolare di quello artigianale.
Ma numerosi restavano i centri urbani che accusavano la scar-
sità di abitatori e le conseguenze relative nella vita locale.
Come si continuava a lamentare dai centri della Sicilia occi-
dentale, ad esempio da Trapani (ibid., p. 668).
Si deve notare che oggi, lontano dalle entusiastiche valutazi-
oni ottocentesche, si calcola che la popolazione siciliana del
tempo di Federico potesse toccare un tetto di 600.000 persone,
e alla fine del Duecento potesse sommarne al massimo
850.000 (Peri, 1978, p. 158; Epstein, 1996, p. 52).
Le strategie di politica economica perseguite da Federico si
possono cogliere anche dalla mappa dei centri abitati da lui
fondati o rifondati (v. Città, Regno di Sicilia, nuove).
Negli anni Trenta del secolo (la data di fondazione oscilla
lungo tutto quel decennio) Federico fondò Augusta, che
voleva promuovere "de bono in melius" trasferendovi nuovi
abitatori da altri centri isolani (specie da Catania) e conce-
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