Page 43 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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Tramontava il villanaggio e la domanda di lavoro faceva
emergere, anche nelle campagne interne, il lavoro salariato,
che Federico II regolamentò d'imperio perché voleva tutelare i
prestatori d'opera, ma anche per imporre a proprietari e datori
di lavoro l'osservanza delle tariffe salariali (le méte). Infatti, in
una delle Costituzioni del 1231 deliberava che ogni baiulo (la
prima carica cittadina) in carica dovesse stabilire la "certa
mercede" per il lavoro "degli operai, dei mietitori, dei ven-
demmiatori e simili" (Die Konstitutionen, 1973, III, 49).
La Chiesa, che teneva nell'isola il più grande patrimonio
fondiario, era la prima e maggiore forza a sostegno della colo-
nizzazione della regione agraria. Tanto più il suo sforzo si
rendeva necessario dopo che, per gli sconvolgimenti registrati
nel Regno dalla morte di re Gugliemo II (1189) e ancora du-
rante la minorità di Federico II, la fuga dei villani faceva ca-
lare la disponibilità della forza di lavoro, oltre al livello demo-
grafico.
Fra l'altro, nell'età normanna, già prima degli sconvolgimenti
della fine del sec. XII e dell'abbandono dei casali, i signori
ecclesiastici miravano ad attrarre nuovi coloni e a fermarli
quali nuovi abitatori, perciò, insieme ai lotti di terra "ad labo-
randum" essi offrivano anche la terra "pro domo aedificanda".
Nel 1196 l'abate di S. Maria di Valle Giosafat concedeva ai
nuovi coloni del casale di Mesepe (Paternò) "terram ad edifi-
candas sibi domo set terram ad laborandum unicuique VII
psalmatas" (Garufi, 1947).
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