Page 46 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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cantina l'hospicium cittadino, dagli abbienti borghesi impren-
ditori o professionisti, i quali investivano nella coltura della
vite e pure nel commercio del vino nelle taverne di cui erano
proprietari.
Ancora, la vigna era coltura privilegiata dai minori proprietari
che prestavano anche opera come salariati nelle vigne e nei
fondi di altri proprietari. E questo chiarisce le ragioni per cui i
vigneti si estendevano anche in terreni meno prossimi ai centri
abitati e meno favorevoli alle colture, come accadeva nelle
aree del territorio di Messina tagliato dalle aspre fiumare che
scaricavano a valle le acque montane. Va pure detto che la
produzione locale di vino non doveva corrispondere a una do-
manda interna generalizzata e non selettiva, se lo stesso Fede-
rico voleva poter bere anche lontano dall'isola il vino, evi-
dentemente di qualità, "de galloppo" (Historia diplomatica, V,
p. 683).
Anche per questa via cresceva il mercato della terra, dei beni
burgensatici e della borghesia. Dagli anni Trenta del Duecento
aumentò il ceto dei burgenses, dei 'borgesi' proprietari di beni
allodiali, privati; erano anche prestatori d'opera, artigiani, pic-
coli commercianti.
Cresceva con il lavoro e con il mercato dei prodotti agrari la
domanda commerciale di prodotti e di manufatti. A metà del
Duecento, a Polizzi, una delle terre abitate sulle Madonie, av-
viò la sua impresa commerciale un Giovanni Lombardo ‒
lombardo di origine, appunto ‒, il cui figlio Rinaldo proseguì
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