Page 50 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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Levante.  Cacciati  i  pisani,  Alamanno  de  Costa  assunse,  e
                tenne per parecchi anni, il potere della città, della quale si pro-
                clamò conte in nome del re e di Genova, che lo proteggeva.
                Poi a Federico toccò di recuperare il controllo di una situazi-
                one per molti versi delicata per via dei rapporti sia con Pisa
                che  con  Genova  (Schaube,  1915,  p.  579).  Di  fatto,  pisani  e
                genovesi, fautori degli Svevi, continueranno a operare in Si-

                cilia con il favore (e sotto il controllo) di Federico.
                Federico  rilasciava  personalmente  ai  mercanti  (ghibellini)

                genovesi e toscani (di Pisa, di Poggibonsi) le licenze di espor-
                tazione.
                Il  grano era la prima e maggiore voce dei prodotti esportati

                dall'isola. Anche Federico esportava il grano della Curia nelle
                piazze  mediterranee  più  vantaggiose.  "In  Barbaria  vel  in
                Yspania carius venditur", concordava con il responsabile dei
                porti siciliani, il maestro portulano (Historia diplomatica, V,
                p. 632).

                La  Curia  regia  poteva  contare  sulla  disponibilità  del  grano
                prodotto nelle masserie a gestione diretta, sulla quota del pro-
                dotto (1/12 dal 1231) che i conduttori delle campagne demani-
                ali  dovevano  corrispondere  alla  Curia  e  depositare  nei

                magazzini regi (gli "[h]orrea"). Per fare solo un esempio, nella
                primavera 1240 Federico fece imbarcare dall'ammiraglio del
                Regno,  il  genovese  Nicola  Spinola,  in  una  sola  volta  ben
                50.000 salme (più di 14 tonnellate) di grano da vendere a Tu-
                nisi,  per  ricavarne  un  sicuro  e  grosso  profitto  alla  Corona



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