Page 49 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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cato dei prodotti agrari era al centro degli interessi commer-
ciali del sovrano. Certo è che Federico commerciava personal-
mente coi mercanti "exteri", pisani o genovesi, dopo che
quelli, durante la sua minorità, avevano potuto operare con
molta libertà e profitto sul mercato siciliano.
Nel 1189 i mercanti pisani avevano istituito un proprio conso-
lato a Messina. Nel 1240 si registra una loro loggia e un loro
fondaco a Trapani (Historia diplomatica, V, p. 648). A Tra-
pani al tempo di Federico v'era un consolato dei genovesi
(Trasselli, 1992, p. 64). Durante la sua minorità Pisa e Genova
tentarono di trarre ogni vantaggio dalla situazione isolana e da
quella dei rapporti fra Regno, papato e Impero.
Per prima Pisa, la quale poteva contare sul sostegno di Marco-
valdo di Annweiler, si insediò a Siracusa, che tenne come
scalo utile alle proprie navi e di ostacolo alle attività di
Genova. Pisa e Genova sostenevano la causa degli Svevi, ma
combattevano ciascuna per il proprio vantaggio. Fra l'altro, al
tempo di Enrico VI, almeno dal 1197, l'ufficio di ammiraglio
di Sicilia era tenuto da un genovese, Guglielmo Grasso, primo
di una serie di genovesi eletti ammiragli dai sovrani svevi.
Infatti, a Grasso succedette Guglielmo Porco, almeno fino al
1221. Poi sarà la volta di Nicola Spinola (dal 1239) e di
Ansaldo de Mari (dal 1241).
Intanto, contro i pisani insediatisi a Siracusa mosse nel 1204
un intraprendente capitano di navi genovese, Alamanno de
Costa, a capo di una flotta di navi genovesi che tornavano dal
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