Page 53 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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trent'anni di sommovimenti, Federico ebbe necessità di porre
          il Regno meridionale al riparo da ogni pericolo esterno e da
          ogni resistenza interna, di assicurare alla propria autorità un
          apparato di potere sicuro ed efficiente, costituito da funzionari
          "idonei, sufficientes et habiles" eletti fra i sudditi di antica o di
          nuova  iscrizione,  laici  o  ecclesiastici,  quale  che  ne  fosse
          l'origine o la condizione, investendoli di responsabilità com-

          misurate alle loro qualità personali e alla loro fedeltà e sot-
          toponendoli alla propria diretta dipendenza. La fedeltà costi-
          tuiva il fondamento immancabile del servizio e della dignità
          dell'eletto, quale che ne fosse l'origine e lo stato sociale.

          Per questa via passava pure la restaurazione del diritto, cioè
          l'applicazione  degli  ordinamenti  regi;  a  partire  dall'ordine
          pubblico, il cui controllo era affidato alla responsabilità di uf-
          ficiali direttamente dipendenti dal sovrano. Anche Federico, si
          sa, come tanti altri monarchi, dettava ai sudditi precise norme

          di comportamento dirette alla salvaguardia della pubblica mo-
          rale  oltre  che  dell'ordine  sociale,  e  pertanto  accompagnate
          dalla comminazione di pene ai rei. Si considerino, ad esem-
          pio,  le norme deliberate nel  1221, in una Curia generale  ri-
          unita a Messina, contro i giocatori di dadi, i blasfemi, le pros-
          titute, i giullari, gli ebrei, a salvaguardia dell'ordine pubblico e

          della morale pubblica (Riccardo di San Germano, 1936-1938,
          a. 1221). Nel 1231 Federico rinnovò quelle restrizioni contro i
          giocatori  d'azzardo,  contro  i  giocatori  di  dadi,  contro  quelli
          che eleggevano le taverne a proprio ambiente naturale e pre-
          scrisse  la  revoca  dalla  carica  dei  pubblici  professionisti


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