Page 85 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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(da cui probabilmente derivò poi il castigliano ‘algarroba’), la
parola ‘cassata’, il ‘dammusu’ e la ‘giuggiulena’, che oggi dà
anche il nome ad un tipico dolce calabro-siculo fatto a base di
semi di sesamo.
Dall’arabo derivano inoltre ‘favara’ (sorgente), da cui prob-
abilmente deriverebbe il nome dell’omonima città sita in
provincia di Agrigento, il termine siculo di ‘zaffarana’, da cui
lo zafferano in italiano, e di ‘zibbibbu’, della nota uva intro-
dotta proprio dagli Arabi, che dà origine al Moscato di
Pantelleria. Da parole arabe derivano anche i nomi di alcune
città sicule, come Calatafimi, Caltagirone, Caltanissetta,
(tutte derivate dal termine ‘qalʿa’, ovvero cittadella, fortifi-
cazione), Marsala e Marzamemi; Giarre, Misilmeri, Racal-
muto e Regalbuto, e alcune espressioni come ‘Mongibello’,
nonché alcuni cognomi come Butera, dalla nota famiglia no-
bile che occupò alcuni feudi della regione, che si pensa possa
derivare da un'italianizzazione del nome arabo ‘Abu
Tir’ (padre di Tir); stesso discorso per i Gedda, toponimo
della nota città dell’Arabia Saudita, e dei cognomi Fragalà e
Zappalà, che dovrebbero originare dalla traslazione di alcune
espressioni idiomatiche quali ‘gioia di Allah’ o ‘forte in Al-
lah’, e del toponimo Sciarrabba, derivante dalla nota bevanda
alcolica del ‘sarab’.
Dai franco-normanni, il siciliano ha mutuato diversi vo-
caboli, come ‘accattari’ cioè comprare, dal normanno
‘acater’ (da cui il francese ‘acheter’), che si trova anche nei
linguaggi dialettali di altre parti meridionali d’Italia come la
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