Page 87 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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Dalla dominazione aragonese derivano all’incirca 771 ter-
mini, tratti sia dal castigliano che dal catalano; un’influenza
anche maggiore di quella della lingua greca, secondo il Dizi-
onario Etimologico Siciliano di Salvatore Giarrizzo. Oltre al
lessico, il siciliano è stato influenzato dallo spagnolo
anche nella sua grammatica e struttura sintattica, che si
riscontra nelle terminazioni verbali dell'imperfetto e del
condizionale, ma anche in alcune espressioni idiomatiche e
perifrastiche. Le parole più emblematiche sono sicuramente
‘tiempu’ (e tutti i termini simili come ‘vientu’, ‘chianu’), e il
verbo ‘chiamari’ e simili. I termini presi in prestito dal
catalano sono decisamente meno, ma comunque influenti:
come ad esempio ‘abbuccari’, piegarsi, capovolgere (simile
anche nel napoletano), ‘addunnarisi’, ‘stricari’ e ‘arriminari’,
o ad esempio il verbo ‘dunari’, la cui coniugazione si
mescola all’italiano ‘dare’, oltre alla ‘e’ originaria atona, così
come appare nella parola ‘asempiu’. Non è inoltre da esclud-
ere che il pronome relativo e congiunzione ‘ca’, possa deri-
vare dal catalano ‘que’.
Dal castigliano derivano invece noti vocaboli come
‘manta’ (coperta), ‘pigliari’ e ‘zita’ (fidanzata), dal toponimo
spagnolo ‘cita’, che significa appuntamento.
Per quanto strano possa sembrare, vi è una piccola percentu-
ale di termini siciliani, che, a causa delle migrazioni in massa
effettuate tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Nove-
cento, in zone di lingua Anglosassone, hanno subìto l’inger-
enza di termini inglesi e americani. Il secondo periodo di
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