Page 186 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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giorni – a rimanere addormentata per più di un paio d’ore. Era
come se la mente le trasmettesse solo ricordi ben precisi. Er-
ano tutti momenti trascorsi in famiglia. E le facevano male.
Perché la mamma era ricoverata in ospedale, dopo essere
risultata positiva al coronavirus. E il padre era rimasto da solo
in casa, ad aspettare. E non c’era alcuna certezza, purtroppo
che sarebbe ritornata. Perché l’età era quella del maggior ris-
chio. E non si poteva fare altro che aspettare.
«Non mi sarei mai aspettata di soffrire così tanto, di non po-
terle stare accanto, di non avere alcun modo per farle sentire
che siamo tutti in angoscia, che contiamo i giorni, le ore, i
minuti, in questo distacco forzato…». Il virus non era solo
tremendo, per il modo in cui aggrediva le persone meno gio-
vani. Era anche spietato, perché non consentiva a nessuno di
fare visita ai propri cari. E questo rendeva tutto più pesante.
Chi restava a casa ad aspettare, viveva in un costante stato di
paura, che cresceva di ora in ora.
«Prenda qualcosa per dormire – le aveva detto il medico – si
aiuti. Altrimenti non può reggere. E quando la mamma tornerà
a casa, avrà bisogno del suo sostegno, sia pure a distanza».
Non ci avevano creduto nemmeno i bambini, che sarebbe
stata così semplice. La guardavano con gli occhi tristi.
All’inizio chiedevano continuamente notizie della nonna. Poi,
improvvisamente, avevano smesso. Non volevano sapere. Te-
mevano che sarebbe arrivata una risposta terribile, prima o
poi.
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