Page 20 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Chissà – pensò – chissà quante sono, in giro per il mondo,
tutte le persone senza difesa. Chi lavora senza potersi
proteggere, chi vive ancora in una parte del mondo senza
alcuna igiene, senza nemmeno l’acqua». Iniziavano a
circolare immagini che lasciavano senza fiato. Gente senza
vita, coperta da un telo, in mezzo alla strada. Erano tanti, i
controsensi. Chi stava già economicamente bene, sarebbe
stato ancora meglio. Il virus avrebbe lasciato macerie, dietro
di sé.
«Non saremo affatto migliori – pensò – saremo peggiori.
Passata la finta solidarietà, il mondo sarà ancora di più nelle
mani di chi potrà permettersi qualsiasi cosa. E agli altri
rimarranno le briciole, la rabbia, la disperazione».
Erano, ancora una volta, brutti pensieri. Il suo omino di
metallo, dalla testa piatta, aveva assunto le sembianze del
volto della guerra, il quadro di Salvador Dalì. Una espressione
disperata.
Passò la notte ad organizzare una colletta per la famiglia del
collega mancato. Sarebbe arrivata, poi, la forma di sostegno
prevista in quei casi, dalla compagnia. I primi giorni, però,
erano i più difficili. E comunque, l’idea era di far arrivare
anche un abbraccio, oltre a quegli aiuti concreti.
Gli venne in mente che l’avrebbe rivisto, in qualche modo,
tornando ad imbarcarsi. Gli sarebbe sembrato di incontrarlo,
in mezzo ai volti sorridenti degli altri. Pensò che non avrebbe
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