Page 231 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Nelle stanze chiuse – raccontava a Chopin – ciascuno ha tutti
          i suoi pensieri rimossi, i conti rimasti in sospeso. Qualcuno ha
          un  tradimento  mai  superato.  Qualcun  altro  ci  tiene  sotto
          chiave i suoi segreti mai confessati. A volte è solo la paura di
          aprirsi, di essere feriti. Altre volte è qualcosa che ha a che fare
          con la vita e con la morte».

          Chopin sembrava sorridere, sembrava sapere.

          La  stanza  poteva  essere  piccola,  all’inizio,  e  leggera.  Ri-
          maneva lì discreta, muta. Solo che il tempo la rendeva sempre
          più pesante. E in qualche caso rischiava di prendersi l’intera
          anima, di non lasciar più vivere.

          Come era successo a Martina, la ragazza del piano di sotto,
          che aveva perso il suo bambino, pochi mesi prima del parto.
          Se n’era andato prima di nascere, era tornato nel suo prato. E

          lei,  che  lo  aveva  visto  crescere  per  così  tanto  tempo,  che
          aveva preparato la sua stanza, i suoi vestitini, i suoi giocattoli,
          non  era  stata  neanche  in  grado  di  affrontare  il  distacco,
          quando  le  avevano  spiegato  con  dolcezza  che  non  avrebbe
          potuto più tenerlo dentro di sé. Perché il suo cuore, così ten-
          ero, così minuscolo, non batteva più.

          Martina aveva aspettato delle ore, prima di decidere se desid-
          erasse vederlo. Poi si era chiusa nel suo dolore, immenso, e

          aveva nascosto l’immagine della sua bellissima creatura den-
          tro quella stanza vuota. E tutti i tentativi di provare a parlarne,
          si erano infranti contro un muro di silenzi. «Eppure – sussurrò


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