Page 234 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Lavinia aveva pianto di tenerezza, scoprendo che quella
madre aveva avuto la forza di entrare, da sola, dopo vent’anni,
e di prendere quegli oggetti cari, e di riporli negli scatoloni,
perché fossero finalmente portati via.
«Lui non era lì, non era più lì – pensava Lavinia – eppure era
come se non se ne fosse mai andato. Liberarlo e lasciarlo an-
dare, era stato il modo di consentirgli di tornare, attraverso
l’abbraccio di una nuova vita».
C’erano persone straordinariamente coraggiose. Altre,
purtroppo, finivano schiacciate da quel peso, che alla fine
condannava a non vivere, a trascinarsi avanti, sempre più
stanchi, sempre meno capaci di sorridere.
Chopin si era fermato a guardare le stelle. Musetto in su, non
distoglieva lo sguardo dal cielo.
«Chissà che cosa vede – si domandò – chissà che cosa sta
pensando, chissà se è solo assorto o c’è di più».
Chopin sentì lo sguardo di Lavinia.
Era come una carezza. Avesse potuto parlare, le avrebbe detto
che erano tutte appese lassù, le chiavi delle stanze chiuse. Er-
ano quelle luci che ogni notte si riaccendevano, nella speranza
che gli esseri umani ritrovassero la propria. Solo che non tutti
riuscivano a vedere, a capire. E allora ci volevano dei segnali,
dei piccoli aiuti.
«Io sono stato il tuo, Lavinia - le disse Chopin, naturalmente
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