Page 238 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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forme assortite, si divertiva a dividerli, separando quelli ro-
tondi da quelli quadrati. Se c’erano anche i biscottini a trian-
golo, la gioia cresceva ancora. Creava delle file di soldatini,
appoggiandoli uno all’altro sul tovagliolo. E quando il person-
ale se ne accorgeva, cercava di rimetterli di corsa nel sac-
chetto, prima che la sgridassero.
«Non si fa, Clelia, non si fa. Non si gioca con il cibo, tanto-
meno in questo periodo. Devi prendere solo i biscotti che vuoi
mangiare. Meno tocchi, meglio è. Prometti di non farlo più.
Fai vedere quanto sei brava…».
Clelia si imbarazzava. Detestava i rimproveri. «Meno male
che papà e mamma non sono ancora arrivati», sospirava, prec-
cupata all'idea che la sgridassero. Prometteva con tutto il
cuore che sarebbe diventata buona, che non avrebbe più tras-
gredito, ma la mattina dopo non resisteva. Era il suo gioco
preferito. I biscotti si trasformavano in eserciti maestosi. As-
sumevano qualcosa di epico. E come in un poema
cavalleresco, cerchietti e quadratini si misuravano in furiosi
combattimenti, lasciando sul terreno solo briciole. E quando si
tuffavano nel latte, la disfida si trasferiva sul mare. E chi
finiva per soccombere, affondava rapidamente, mentre le bol-
licine d’aria risalivano in superficie.
Clelia aspettava con impazienza l’arrivo del pranzo e della
cena. Non c’era altro da fare, stando lì. Rispetto ad altri
pazienti, era fortunata. Pur essendo positiva, non peggiorava e
non migliorava. Era stazionaria. E per questa ragione non era
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