Page 243 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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atiche non erano legate soltanto al contagio, alla positività.
Affondavano le radici in altri spazi, in qualcosa che nemmeno
si vedeva, osservando i suoi occhi attenti, mobili, sempre in-
curiositi da qualsiasi cosa.
Nessuno, a prima vista, avrebbe capito che il suo era uno
sguardo ormai alieno, avulso da ogni realtà. La mattina dopo,
la aiutarono a preparare la famosa valigia, che teneva sempre
pronta.
Clelia era entusiasta come una bambina. Era così felice, che
tutti si sentirono contagiati, come se in quel reparto fosse arri-
vata una ventata di aria fresca, di ottimismo irrazionale, di
gioia.
Non c’era niente da festeggiare, ma i sorrisi sono altrettanto
contagiosi del virus. E se uno ride, ridono tutti.
«È arrivato papà? E mamma è arrivata?», chiese ai militi del
soccorso, che erano venuti a prenderla.
«Non ancora – risposero – forse verranno nella nuova casa,
quella in cui ti stiamo accompagnando…».
Clelia fece un paio di salti, piccoli, entusiasti. Avrebbe con-
tinuato ad aspettare, ancora e ancora. E poco importava, che
avesse superato gli ottant’anni.
I suoi genitori erano morti da tanto, tantissimo tempo, ma
nella sua mente, confusa dalla demenza senile, erano ancora
lì, perché lei si sentiva una bambina. E in qualche modo la era
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