Page 241 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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giorni precedenti.
Prevaleva la stanchezza.
Il dottorino non portava più quel quadernetto con le frasi. Er-
ano tutti più tirati, più provati. Quella che pareva essere nata
come una guerra lampo, si era rivelata una guerra di trincea. E
non restava che cercare di mantenere la posizione conquistata,
senza arretrare. Solo che era difficile.
Clelia sentiva quella tensione. Non era in grado di decifrarla,
ma la avvertiva addosso. E infatti, non si limitava più a porre
la sua domanda la sera. Aveva iniziato a ripeterla più e più
volte. Tanto che alla fine nessuno le rispondeva più. E lei
finiva per pronunciare le stesse parole, ad intervalli, senza più
crederci.
«È arrivato papà? E mamma è arrivata?».
I nuovi pazienti, all’inizio si preoccupavano per lei. Poi
capivano che non c’era niente da fare. E si rassegnavano a
vederla schizzare all’improvviso sul letto, seduta, con la sua
vocettina infantile. Le facevano un cenno d’assenso, ma lei
non li vedeva nemmeno. Aspettava e basta. E chi guariva, e se
ne tornava a casa, finiva per portarsi via, dentro la testa,
quelle domande estenuanti, ripetitive, senza risposta. Tanto
che continuava a sentirle anche a distanza di giorni, di giorno
e di notte, prima di riuscire a liberarsene.
Negli ultimi giorni, Clelia era diventata ancora più ossessiva.
Non si limitava a sedersi sul letto e a parlare da sola. Iniziava
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