Page 247 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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LA VECCHIA CANTANTE
«Quando è mancata mia madre, per notti e notti ho continuato
a sognare di seppellirla. Scavavo delle buche, la mettevo
dentro. E lei si rialzava ed usciva fuori, in piedi. Mi guardava
e continuava a ripetermi che non era morta. Erano sogni
infiniti, in cui la stessa scena si ripeteva, ancora e ancora. E
quando mi svegliavo, non ero più sicura di quale fosse la
verità, e quale la fantasia».
Marisa sospirò. Erano giornate pesanti. Si parlava
continuamente di persone mancate. Era inevitabile ripensare
alle proprie, di ferite.
La collega l’ascoltava, lo sguardo al piazzaletto davanti
all’ospedale, dove facevano le operatrici sanitarie.
«Penso sia abbastanza normale. Nessuno vuole accettare
l’esistenza della morte. Tantomeno quella di una persona cara.
Credo che tu volessi negare l’evidenza, immaginando che lei
ti dicesse di non seppellirla, di pensarla viva».
«Non lo so – disse Marisa – non lo so. Sono passati tanti anni,
la frequenza di quei sogni è diminuita. Succede ancora, però,
che io veda mia madre nei sogni, viva. E io mi dispero, non
riesco a capire, cerco di abbracciarla, ma lei svanisce».
«Eh .. è dura. Non è possibile arrivare ad accettare la morte.
Si può far finta, si può cercare di spostare il pensiero. La vita
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