Page 252 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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una  melodia  appena  sussurrata,  di  quelle  che  si  usano  per
                favorire  il  sonno.  Eppure,  in  quel  momento,  ebbero  un
                sorprendente  effetto  contrario.  Girandosi  verso  il  letto,  per
                riordinarlo, Marisa ebbe un sussulto così violento da rischiare
                di  cadere  per  terra.  L’anziana  si  era  sollevata  a  sedere,
                spalancando due pungenti occhi chiari. E la fissava senza una
                precisa  espressione,  come  un  maestoso  esemplare  di  civetta

                delle nevi.
                «Canti ancora», le disse. E il suo era il tono di qualcuno che è

                abituato a disporre, e non a chiedere.
                Marisa era paralizzata.

                L’anziana  le  fece  un  cenno  con  le  mani,  come  una  sorta  di
                piccolo battito, deciso, di incoraggiamento.

                Marisa si sentiva intimidita, come una bambina ad un saggio
                di fine anno. La voce quasi non le uscì. Poi, tremante, intonò
                la  cantilena,  che  la  mamma  aveva  appreso  dalla  nonna.
                L’anziana  seguiva  le  parole,  muovendo  le  mani  come  a

                tagliare l’aria, sezionandola in tanti pezzetti. Le ricordava la
                lezione di musica, di solfeggio, di quando era bambina.

                «Brava  –  disse  l’anziana,  con  voce  decisa  –  lei  dovrebbe
                coltivare la sua voce. Manca la tecnica, manca lo studio, ma si
                sente la passione. E anche quella è importante».

                Marisa era confusa, come una scolaretta.

                «La ringrazio – disse, quasi inchinandosi – cantare è sempre


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