Page 253 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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stato il mio grande sogno irrealizzato».
          «Male  –  disse  l’anziana  –  la  vita  è  troppo  breve,  per
          rinunciare  ai  propri  sogni.  Lei  dovrebbe  mollare  tutto  e

          dedicarsi a quello che le piace. Altrimenti si troverà a morire
          con i rimpianti di tutto quello che non ha osato fare».

          Marisa continuava ad avvertire una strana soggezione.
          «Il mio lavoro mi piace – sussurrò – mi fa piacere prendermi
          cura  di  chi  sta  male,  aiutarlo,  affiancare  i  medici  e  gli

          infermieri nelle cure igieniche della persona, nei pasti, nella
          sostituzione delle flebo…».

          L’anziana fece un cenno d’assenso: «Lo so. La vedo. Quando
          entra  in  punta  di  piedi,  quando  sistema  i  farmaci,  quando
          controlla che vada tutto bene. Si avverte la sua cura, si sente il
          suo impegno. Ma…».

          Marisa era sorpresa. Era sempre stata convinta che l’anziana
          avesse gli occhi chiusi. Ora scopriva che non era così.

          «Ma  –  continuò  l’anziana  –  si  sente  anche  che  il  canto  le
          libera  l’anima.  Lei  cambia  espressione,  quando  canta.  Si
          solleva da terra, si libra nell’aria, scioglie le catene. E questo è
          qualcosa che nient’altro potrà mai darle».

          Marisa  era  confusa.  Il  canto  era  il  suo  angolo  di  cielo.
          Nessuno lo sapeva. Nessuno se ne era mai accorto.

          «La  nonna  –  rivelò  –  era  stata  una  cantante  d’opera.  Mi
          raccontava dei concerti, dei teatri, dei costumi. Era bellissima,


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