Page 258 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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che aveva fra le mani una busta bianca, grande.
«C’è il tuo nome sopra, non so chi l’abbia lasciata…».
Non riuscì a resistere alla tentazione di aprirla.
Raggiunge una panchina, di fronte al reparto. Si sedette.
Respirò profondamente. E aprì la busta.
C’erano dei ritagli di giornale, di tanti anni prima. Erano
dell’anziana signora, all’epoca dei suoi successi. Scorse le
immagini, che la ritraevano nel suo splendore. Era perfetta,
proprio come se l’era immaginata. C’erano anche delle lettere,
scritte dai suoi ammiratori. Molte erano proprio lettere
d’amore, appassionate. Si divertì a leggerle, incuriosita da
quei termini letterari, legati al passato, ma ancora così
struggenti. Trovò un pacchettino di fotografie, personali, in
cui la cantante era ritratta con le acconciature del tempo, con
la collana di perle, con abiti eleganti. C’era, infine, una lettera
indirizzata a lei.
La donna doveva averla scritta la sera prima, dopo il loro
incontro.
«Non rimpiango niente – esordiva il testo – nemmeno la
solitudine degli ultimi anni. La vita mi ha dato tanto, non ho
sprecato un solo giorno. Cantare era il mio sogno. E ho
cantato. Tanto. Sono stata amata, inseguita, anche tradita,
come è normale che sia. Sono stata me stessa. Fino alla fine.
Non cambierei niente, nemmeno questa morte. Esco di scena
in silenzio, come desideravo. Il virus mi ha fatto un favore. La
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