Page 262 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Ma no, no – disse il padre – i giardini pubblici sono chiusi.
Li hanno recintati, non ci si può andare. Se passa la polizia, ti
fa la multa e ti rimanda a casa».
«E guarda, allora, guarda…».
Il ragazzino aveva preso il cellulare. Ce l’avevano tutti, ormai.
E si scambiavano fotografie e messaggi.
Aprì la pagina della conversazione con Luca, e mostrò al
padre una serie di immagini. Si vedeva un giardino
grandissimo, con la piscina e con i giochi. C’erano delle siepi
fiorite, c’era un tavolo imbandito, c’erano giochi gonfiabili. E,
in fondo, uno spazio per giocare a calcio o a tennis. E Luca
era ritratto un po’ dovunque. Perfino a cavalcioni di un
cavallo, un pony.
Il padre sorrise.«Non è ai giardini – disse – quello è il suo
giardino privato, quello della sua famiglia».
Il bambino era stupito.
«Ma ci sono famiglie che hanno un parco tutto loro?».
«Eh, sì, certo. Dipende».
«Da cosa dipende?».
Il padre cercò le parole, per non ricondurre tutto
esclusivamente ai soldi, ma non ne trovò alcuna.
«Da dove nasci. Da chi sono i tuoi genitori. Da che lavoro fai.
Da una serie di cose, ecco».
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